Stranianti e a tratti lunari risultano nella loro lucentezza vivida e nel loro desolato quanto dolente isolamento, gli scenari che la ricerca fotografica di Stefano Cioffi decontestualizza dal rassicurante e familiare status di ricorrente quotidianietà, per consegnarli a un’astrazione in sospensione spazio temporale.
Cieli plumbei fanno da cornice monocromo a singole costruzioni apparentemente prive di segnali di vita.
Nella diversificazione che si declina tra vestigia di architettura industriale di recente passato, abitazioni rudimentali, stazioni di servizio, scrutiamo cortili vuoti e cancellate che si perdono nel vuoto, mentre i paesaggi sono attraversati da parte a parte da strade che non conducono in nessun luogo. Un silenzio assordante ci incalza finchè un transfert sensoriale ci proietta sulla giostra coi cavalli, in attesa di un ultimo giro fuori tempo massimo. Una stasi elettrica, come preludio di un temporale o mareggiata di stagione, pervade i suoi soggetti fotografici e ancora, pervade noi, ci sfiora e ci scuote, disturbante, certamente, eppure stimolante. Nei suoi scatti ritroviamo altri momenti, altri luoghi che appartengono alla sfera dei ricordi.
Il risultato del lavoro di Cioffi è dunque questo: dare rappresentazione di un universo altro, non più noto ed insieme vero, tanto perfetto da alimentare per paradosso, la suggestione che siano ricostruzioni abilmente allestite e non la semplice -a parole- sublimazione del quotidiano, sottratto e carpito a sè stesso dal personale punto di vista dell’ autore, e definitivamente cristallizzato dallo scatto.
Cioffi artista multiforme e materico, affidandosi a scatti naturali, è pertanto testimone di un eterno presente che fluisce lento e costante, parallelo al Mignone, piccolo e orgoglioso fiume che esiste e scorre da sempre lì, per sessantadue chilometri lungo i Monti della Tolfa. L’artista si pone di fronte all’ambiente di cui coglie l’anima più discreta e meno celebrata, ne esplora la più intima delle suggestioni, come narratore dà rappresentazione di quei paesaggi unici al confine con la Maremma e ci restituisce un mondo che è ad un tempo uguale e difforme, e nella sua stasi, mutevole.